La maledizione del solitantropo

Faccio uno strappo allo stop di questo mese perché il tema del Vecchio Carnevale Blogghereccio è la solitudine! Un’occasione che non posso perdere: modestamente su questo argomento sono un campione mondiale, un esperto di livello epico.

Per coincidenza, la scorsa settimana era il mio turno di scrivere un contenuto per il nostro progetto Cantiere Dungeon23 (ve ne avevo parlato, ricordate?) e lo spunto suggerito era proprio loneliness, cioè “solitudine” (che l’Universo stia cercando di dirmi qualcosa?).

Ne ho approfittato per mixare le due cose. Vediamo come…

La “stanza”

Nel gruppo di lavoro Cantiere Dungeon23 abbiamo deciso di dedicare ogni mese a un diverso settore di una grande città in rovina; il settore di questo mese è il mercato. Ovviamente, quindi, le “stanze” vanno intese in senso generalizzato: possono essere anche edifici, strade, piazze…

Ecco cosa ho scritto:

F15 – Il solitantropo

Mike, uomo molto bello e gentile, mette a disposizione a prezzo modico varie piccole tende per chi vuole una pausa di relax e decompressione. Sono insonorizzate, con arredamento comodo, temperatura ideale, e l’occorrente per farsi un bagno e rifocillarsi. Garantiscono un ottimo riposo in metà del tempo normale.

In realtà Mike se ne serve per rubare l’energia sociale dei suoi ospiti. Essi, senza saperlo, contraggono la maledizione del solitantropo: ogni mese perderanno irrimediabilmente l’amicizia, l’amore o la vicinanza di una persona cara, per cause in apparenza esterne, finché nessuno al mondo si ricorderà di loro.

questo brano è rilasciato con licenza CC BY-NC-SA 4.0 internazionale

Ricordatevi che potete seguire tutta la nostra opera giorno per giorno su questo canale Telegram: https://t.me/cantieredungeon23

Espandiamo il tema

Nel gruppo di lavoro abbiamo uno spazio di scrittura limitato (per fortuna). Qui sul blog posso approfondire un po’ l’inquietante fenomeno di cui ho dato un accenno.

Solitantropo contagiato

Per la gran parte, i solitantropi sono persone qualsiasi che hanno contratto la maledizione: i cosiddetti solitantropi contagiati. Non sono in grado di trasmetterla a loro volta.

L’effetto è graduale: ad ogni ciclo lunare il soggetto perde un legame sociale. Magari il proprio rango in un’organizzazione, magari il rispetto di un patrono o un mentore, magari l’ammirazione di un seguace. Di solito si comincia dai rapporti meno stretti, e solo dopo si passa ai rapporti familiari e d’amore, e alle amicizie importanti.

La maledizione è subdola: manipola i fili del fato in modo che ci sia, in apparenza, una valida ragione esterna che spieghi la separazione (anche se ad un’analisi approfondita si potrebbero notare delle incongruenze). Non sempre, comunque, è necessario: in molti casi non si tratta di rotture violente, ma più che altro di allontanamenti, con una progressiva perdita di contatto e di interesse.

Compensare il fenomeno procurandosi nuovi legami è impossibile: per ogni nuovo legame che il contagiato stringe durante il ciclo lunare, la maledizione ne recide uno aggiuntivo, in modo che il saldo finale sia sempre -1.

Dopo un tempo abbastanza lungo, il soggetto finisce ignorato da tutti. Chiunque ci interagisca, anche se non trova niente che non va, viene sempre invariabilmente colpito da qualche dettaglio (vero o presunto) che glielo fa trovare poco interessante o gli dà la sensazione che qualcosa non vada in lui. Pian piano viene del tutto abbandonato, emarginato e dimenticato.

A quel punto la maledizione lo consuma trasformandolo in un residuo (vedi seguito).

Solitantropo residuo

I solitantropi residui sono creature non morte, pallidi e tristi gusci di persone letteralmente morte di solitudine. Nella gran parte dei casi si tratta di contagiati (vedi sopra) giunti all’ultimo stadio… ma talvolta c’è chi fa questa fine per conto proprio.

Generano in chiunque li veda una viscerale repulsione, ma vengono anche del tutto dimenticati nel giro di poche ore, quindi non è semplice sradicarli. Dal canto loro, sono animati da un cieco odio per chiuque abbia legami sociali: sono attratti come falene da queste energie e attaccano per distruggerle.

Il loro morso può trasmettere la maledizione, rendendo contagiato chi sopravvive ai loro assalti.

Rivolgersi a loro con calma e con affetto richiede un cospicuo sforzo di volontà, ma ha l’effetto di calmarli temporaneamente, rendendoli come ipnotizzati.

Solitantropo naturale

Un solitantropo naturale, come il Mike del mio brano, è nato con la maledizione e ha sviluppato una sorta di simbiosi con essa. I primi esponenti sono frutto di eventi leggendari, quali punizioni divine o artefatti malefici. Attualmente, però, nascono come figli di altri solitantropi naturali. In casi più rari, anche il figlio di un contagiato può nascere così.

Il solitantropo naturale risente anche lui dei pieni effetti della maledizione, ma ha un modo per contrastarla: assorbire “l’energia sociale” di altre persone. Lo può fare chiacchierando a lungo con loro, oppure facendole riposare nella propria dimora o nelle immediate vicinanze; è essenziale che accettino di loro volontà, senza costrizioni o influenze magiche.

Le vittime diventano contagiate.

Ogni vittima fornisce energia sufficiente per “nutrire” la maledizione per un ciclo lunare (cioè, per quel ciclo la maledizione “consuma” quell’energia anziché recidere un legame). Non ne servono molte, quindi… in teoria.

L’energia in eccesso, però, può essere incanalata per migliorare la propria posizione sociale: ottenere fama e bellezza, farsi accettare facilmente ovunque, sottoporre la gente a charme. Per questo i più avidi solitantropi naturali, come il nostro Mike, non si fanno scrupoli a “rapinare” centinaia di ignare vittime.

Guarire dalla solitantropia

Questa condizione è quasi senza speranza.

Un solitantropo naturale, o un contagiato che abbia già trascorso 7 cicli lunari sottoposto alla maledizione, non può essere guarito se non con un desiderio o l’intervento diretto di una divinità.

Per un contagiato ai primissimi stadi si può tentare, una sola volta, con mezzi magici convenzionali (come rimuovi maledizione), che però funzionano solo se supera un tiro salvezza. Altrimenti, un ulteriore tiro salvezza può essere concesso con un complicato rituale che richiede, come ingrediente, un atto spontaneo di gentilezza o di fiducia verso il soggetto da parte di almeno 28 perfetti sconosciuti.

4 pensieri riguardo “La maledizione del solitantropo

  1. Ciao! Idea interessante, anche se, per miei gusti personali, le “Maledizioni senza Perdono” ( 😛 ) non mi piacciono un granché. In genere anch’io non metto che siano banalmente dissolvibili con “rimuovi maledizione” che, benché in via teorica sia una risorsa che viene spesa, il più delle volte è solo uno sbadiglio tra un riposo e l’altro. Ma metto sempre un modo per distruggere queste maledizioni: difficile, complicato, tutto quello che vuoi, molto probabilmente sarà lo scopo dell’intera avventura, ma ci sarà sempre.
    L’unica eccezione è per la gente che “abbraccia” la maledizione (come il nostro Mike) per i quali, come dici tu stesso, ormai solo un desiderio o l’intervento divino possono spezzarla.

    Ciao 🙂

    1. Se noti, l’idea è proprio che togliersela (anzi: prima scoprirla in tempo, e poi togliersela) sia una sorta di quest. Nulla vieta di aggiungere altri dettagli su come si articola il rimedio, a seconda della propria campagna. Anche se tutti i tentativi fallissero rimane sempre la quest per cercare un desiderio: non è impossibile.

  2. Bell’idea, coinvolgente e ben pensata. Giusto un paio di considearazioni:
    1. Difficile da mettere in pratica in un contesto “standard” direttamente sui pg: dopotutto sono un gruppo. Molto più interessante in un “gioco a due”, 1 master e 1 giocatore, modalità davvero peculiare del giocare di ruolo di cui mi sono ritrovato a essere piuttosto esperto. Tra le altre caratteristiche uniche si presta molto bene a questo tipo di situazioni.
    2. Qui andiamo totalmente sul personale, vi avverto, quindi prendetela come tale. La solitudine viene in questo modo presentata come condizione completamente negativa (oltre che “esternalizzata”, ma su questo sorvoliamo). Nella mia esperienza può anche essere una condizione rara e preziosa per entrare in contatto con se stessi e esplorarsi. Con consapevolezza e un po’ di tempo e dedizione, man mano che si acquisisce padronanza di sé e dei propri meccanismi diventa anche desiderabile. A questo proposito ero un grandissimo fan della classe di prestigio del chierico per D&D 3.0 del Contemolativo… tra le altre cose per questo motivo. Portava in gioco molto più di altre alternative l’idea di “cammino spirituale”.
    In ogni caso ottimo lavoro, complimenti! Ciao!

    1. Sì, l’idea era proprio di rendere la cosa in modo apertamente negativo, qualcosa di esterno di cui il personaggio è solo vittima di cui può anche faticare a rendersi conto. Chiaramente non è l’unico modo possibile di interpretare un tema vasto come “la solitudine”: il resto del Carnevale del mese potrebbe contenere molti altri spunti! 🙂

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