Siccome il mio articolo I dadi non mentono: e tu? ha fatto molto discutere (non che mi aspettassi diversamente), e anche sul buon gruppo Telegram “Segrete e Dragoni” c’è stato un dibattito vivace in materia, ho deciso di approfondire facendo un sondaggio.
Più passa il tempo, infatti, e più mi convinco che la vera linea di demarcazione, che caratterizza il nostro approccio al gioco, non sia tanto il fatto di usare o no certi “trucchi” (come il “barare” sui dadi), ma in quali situazioni si fa, con quale scopo si fa, e soprattutto se se ne parla oppure no.
Vi va di vedere i risultati?
Premesse
Ho spiegato in un preambolo che il sondaggio avrebbe riguardato l’atto del truccare, espressione che avrei adottato, per brevità, con questo significato:
“Truccare” = il Diemme che sul momento, a sessione in corso, altera un tiro di dado, e/o cambia dei punteggi prestabiliti, e/o ignora una tantum delle regole, il tutto di nascosto.
Lo scopo del sondaggio era provare a capire come funzionano le cose, statisticamente, ai vari tavoli. Quali sono, insomma, le loro usanze sotto questo aspetto. Gruppi diversi gestiscono la cosa in modo diverso: ho precisato che non era implicato nessun giudizio, e che davo per scontato che tutto avvenisse con il consenso e il divertimento dei partecipanti.
Ho postato il sondaggio prima sulla pagina Instagram di Dietro lo Schermo (vedi About). Poi, visto il (relativo) successo di pubblico, l’ho ricreato con SurveyMonkey e fatto girare, separatamente, su due diversi gruppi Telegram: prima “Segrete e Dragoni”, poi “Ruling the Game”. Infine, ne ho postato una versione anche su Dragons’ Lair: il forum stesso ha una funzionalità per incorporare sondaggi nei post.
Sono comunità molto diverse (per età, esperienza, cultura di gioco…), e ne vedrete gli effetti!
Su Instagram, il fatto che avessi usato l’espressione “è accettabile” ha provocato un po’ di discussioni; ho quindi dato spiegazioni in merito, e negli altri sondaggi le ho aggiunte direttamente al preambolo:
L’espressione “è accettabile” sta ad indicare che una certa cosa, nella mentalità di chi risponde o al suo tipico tavolo, fa parte dei normali strumenti che il Diemme ha a disposizione e può potenzialmente usare. Non vuol dire che è obbligato a usarla, né che la usa spesso.
I sondaggi non sono esattamente uguali, sia perché ogni volta i feedback ricevuti mi hanno insegnato ad essere più preciso nell’indicare certe cose, e mi hanno dato nuove idee, sia perché in alcuni casi c’era un limite massimo di domande e ne ho dovute tagliare o accorpare alcune. Ma la sostanza resta quella.
Ho raccolto una cinquantina di risposte via Instagram (il numero variava leggermente da domanda a domanda), 30 risposte su Segrete e Dragoni, 27 su Ruling the Game, e 23 su Dragons’ Lair, per un totale di circa 130.
Risultati in dettaglio
Ecco una comoda panoramica (cliccate pure sull’immagine per ingrandirla).

Se guardiamo l’insieme di tutti i rispondenti, vediamo che:
- in soli due casi la maggioranza ritiene accettabile truccare:
- il 70% quando si tratta di rimediare a uno sbaglio del Diemme;
- il 60% quando si tratta di evitare un TPK dovuto ai dadi;
- in altri due casi lo ritiene accettabile una minoranza molto vicina alla metà:
- il 44% quando si tratta di evitare una singola morte di PG dovuta ai dadi;
- il 41% quando si tratta di rendere più impegnativo un incontro che a causa dei dadi sta diventando troppo semplice;
- in altri tre casi, invece, a ritenerlo accettabile è una minoranza piuttosto ristretta:
- il 21% quando si tratta di evitare un TPK dovuto alle scelte dei giocatori;
- il 18% quando si tratta di rendere più impegnativo un incontro che i giocatori, con delle scelte azzeccate che il Diemme non aveva previsto, avrebbero altrimenti reso troppo semplice;
- il 16% quando si tratta di evitare una singola morte di PG dovuta a scelte del giocatore.
Il trend generale, riguardo a queste varie situazioni, è molto simile tra le quattro popolazioni sondate. Ci sono però delle differenze marcate tra l’una e l’altra se si guardano i singoli valori.

Notate la netta somiglianza tra le risposte raccolte su Instagram e quelle raccolte su Segrete e Dragoni, entrambe molto spostate sul lato “favorevole al truccare”. Mentre sono spostate sul lato opposto, e si assomigliano a loro volta abbastanza, le risposte su Ruling the Game e quelle su Dragons’ Lair.
Segrete e Dragoni si discosta da Instagram (e, ancor più, dalle altre popolazioni) in particolare in merito all’evitare una singola morte dovuta a sfortuna nei dadi: è l’unico gruppo che ha visto, per quella situazione, una maggioranza netta favorevole al truccare.
Dragons’ Lair si discosta da Ruling the Game sulle prime due domande, il rimediare a un errore e l’evitare un TPK dovuto ai dadi. In quei due casi i rispondenti di Dragons’ Lair sono più possibilisti e più vicini alla media, mentre quelli di Ruling the Game si mantengono rigorosi: sono gli unici che, anche in caso di errore, hanno un tasso di favorevoli inferiore al 50%. Di converso, è il popolo di Dragons’ Lair a dimostrarsi leggermente più rigoroso di quello di Ruling the Game quando si tratta di rendere più impegnativa una sfida che le scelte dei giocatori hanno reso facile, e quando si tratta di evitare la morte di un singolo PG dovuta alle scelte del giocatore. Minuzie, comunque.
Su Instagram avevo considerato anche un caso ulteriore: truccare per evitare che i PG “escano dal percorso” o comunque si allontanino da eventi importanti o personaggi importanti. Avevo distinto due fattispecie:
- se la “deviazione” è causata dai dadi o dalla sfortuna, per il 58% (26 su 45) è accettabile truccare per evitarla;
- se invece è causata da scelte dei giocatori, solo per il 22% (9 su 41) è accettabile truccare per evitarla.
Nei due successivi passaggi su Telegram ho dovuto tagliare queste domande per ragioni di spazio (SurveyMonkey nella versione gratuita impone un limite).
Su Dragons’ Lair le ho reintregrate, ma accorpandole per semplicità in una sola, senza la distinzione tra dadi e scelte. Lì, solo il 9% dei rispondenti (2 su 23) ha definito accettabile truccare per evitare la “deviazione dal percorso”.
Ma veniamo alla parte, secondo me, più interessante: la questione della consapevolezza e del consenso circa questa pratica.
Ho chiesto: da giocatore, vorresti che in sessione zero, o comunque prima di giocare, il master parlasse apertamente del suo approccio alla questione? (Per esempio dicendo: “il mio modo di masterare comprende, in casi eccezionali, alterare i risultati dei dadi di nascosto allo scopo di divertirvi di più” o, al contrario: “sappiate che io non altererò mai il risultato dei dadi per nessuna ragione“.) O preferisci che non se ne parli?
C’erano tre opzioni di risposta:
- Vorrei che se ne parlasse, è una cosa che per me è utile chiarire.
- Non ha importanza, saperlo o non saperlo non fa differenza per me.
- Non voglio saperne niente, per me è importante che non se ne parli.
Ecco i risultati.

Guardate quanto sono diverse, in questo caso, le quattro comunità esaminate!
- Su Instagram la maggioranza relativa, il 44%, preferisce che non se ne parli. Per il 35% è indifferente. Solo per un 21% è importante parlarne.
- Su Segrete e Dragoni la maggioranza assoluta, il 56%, è indifferente alla cosa. C’è un buon 27% che ritiene importante parlarne. Il 17% preferisce invece non parlarne.
- Su Ruling the Game una maggioranza schiacciante, il 78%, trova importante parlarne. Il resto si divide a metà tra un 11% di indifferenti e un 11% che preferisce non parlarne.
- Su Dragons’ Lair poco più di metà, il 52%, ritiene importante parlarne. Un’altra fetta quasi altrettanto grossa, il 44%, è indifferente alla questione. Un misero 4% non vuole che se ne parli.
Su Instagram, che è un mezzo più interattivo degli altri, ho anche messo un “box” a risposta libera per chiedere, a chi aveva detto che non voleva parlarne, quale fosse il motivo. Sono emerse risposte molto varie, alcune anche poco pertinenti, che fanno sorgere qualche dubbio sull’affidabilità del sondaggio (potenziali incomprensioni). Tra le più gettonate e pertinenti: “perché mi fido del Diemme” e “perché ho paura poi che mi rimangano dei dubbi che mi rovinerebbero la giocata”. Poi ce n’è stata una molto sincera e brillante, che citerò dopo. E una che mi ha lasciato perplesso: “per non mettere a disagio il Diemme”.
Al che, ho subito postato un altro sondaggio per chiedere ai Diemme che mi seguivano se la richiesta di parlare, in sessione zero, di quell’argomento li avrebbe messi a disagio. Purtroppo hanno partecipato in pochi, solo 11 persone. Di queste, 3 hanno risposto di sì (il 27%).
Molto colpito da questo punto, nei sondaggi che ho fatto in seguito sulle altre piattaforme ho aggiunto una domanda specifica: se sei Diemme e in sessione zero un giocatore ti chiede apertamente come ti regoli riguardo al truccare, come reagisci? L’ho articolata con quattro opzioni di risposta:
- Dico la verità senza problemi.
- Dico la verità, ma la domanda mi mette a disagio o mi infastidisce.
- Rispondo, ma senza dire la verità.
- Rifiuto di rispondere: la questione riguarda solo me.
L’ultima opzione deriva dal fatto che su Segrete e Dragoni, discutendo di questo tema, alcuni avevano affermato che la questione riguardasse solo il Diemme e che i giocatori, finché si divertivano, non dovessero impicciarsi più di tanto.
Vediamo com’è andata.
- Su Segrete e Dragoni hanno risposto a questa domanda 28 persone. L’86% direbbe la verità senza problemi; il resto si divide a metà tra un 7% che mentirebbe e un 7% che rifiuterebbe di rispondere.
- Su Ruling the Game hanno risposto in 27. L’89% direbbe la verità senza problemi, ma c’è un 7% che invece la direbbe sentendosi a disagio; resta un 4% (una singola persona) che mentirebbe.
- Su Dragons’ Lair, infine, c’è stato un en plein: 23 rispondenti su 23 hanno scelto la prima opzione, cioè verità senza problemi.
Un sondaggio gemellato
Intanto un’altra pagina Instagram, l’Antro del Master (@antrodelmaster), ha apprezzato l’idea del mio sondaggio e ne ha lanciato uno a sua volta, più incentrato sulla percezione dei giocatori. Ha risposto una quarantina abbondante di persone. Trovate i risultati completi in un suo post su quella piattaforma. Ma vediamo alcuni elementi salienti.
Alla domanda se si fossero mai chiesti se il loro Diemme avesse truccato, ben il 78% dei rispondenti ha detto sì. Di questi, quasi il 43% ha iniziato a nutrire i dubbi già agli inizi della sua esperienza nel GdR.
Alla domanda se si fossero mai accorti di un “trucco” del genere, il 48% dei rispondenti ha detto “mai” (sembrano molti, ma sono comunque meno della metà), il 37% poche volte, il 15% “spesso“.
Circa i tre quarti dei rispondenti, comunque, sono d’accordo col fatto che il Diemme trucchi “se è per il bene della storia, dei giocatori, dei PG eccetera”. Solo un 19% è apertamente contrario.
Interessante la domanda riservata ai Diemme, che chiedeva apertamente se truccassero oppure no: il 63% ha risposto di sì.
Analisi
Naturalmente la numerosità modesta dei campioni fa sì che i risultati vadano presi con le molle. Ma si tratta comunque di un bell’ammontare di dati, rispetto ai miei standard.
La motivazione considerata più accettabile per truccare è sempre quella di rimediare / compensare un errore commesso dal Diemme stesso. Per il resto, a parità di condizioni:
- è considerato molto più accettabile truccare per rovesciare gli effetti della fortuna (dei dadi) piuttosto che gli effetti di decisioni dei giocatori;
- è considerato più accettabile truccare quando l’esito da rovesciare riguarda l’intero gruppo piuttosto che un singolo personaggio;
- curiosamente, quando si tratta di contrastare gli effetti del caso, truccare per aumentare una difficoltà troppo bassa è visto meno di buon occhio rispetto a farlo per ridurre una difficoltà troppo alta; quando invece non si parla più di contrastare il caso, bensì l’effetto di decisioni dei giocatori, che lo si faccia per aumentare la difficoltà o per diminuirla non fa una grossa differenza.
Il fatto che questi trend si siano ripetuti in tutti e quattro i sondaggi è una prova che la qualità dei dati non è poi da buttar via.
Come abbiamo visto, i dati di Instagram e quelli di Segrete e Dragoni si assomigliano molto, non solo nel trend ma in valore assoluto. In base alla mia conoscenza, sono popolazioni tendenzialmente molto giovani, molto presenti sui social network, e molto legate alle edizioni del gioco più recenti (anche se non ho raccolto alcun dato anagrafico specifico sui singoli rispondenti, quindi potrei sbagliarmi).
Un’analoga somiglianza (un po’ più soft) si ha tra i dati di Ruling the Game e quelli di Dragons’ Lair: entrambe comunità con una forte presenza di persone dalla lunga esperienza di gioco, messa alla prova su molti giochi diversi e/o varie edizioni diverse di D&D (anche in questo caso, sono solo tendenze generali); nel caso di Ruling the Game, poi, è nota la sua vicinanza al movimento OSR.
Perciò, non mi sorprende che in queste ultime due comunità, in special modo su Ruling the Game, si siano riscontrati, a proposito del truccare, sia un maggiore “indice di rigore” (per così dire) sia una maggiore volontà ed esigenza di chiarezza in sessione zero.
Comunque, anche su Segrete e Dragoni oltre 4 Diemme su 5 hanno dichiarato che, a domanda diretta in sessione zero, non avrebbero problemi a rispondere e direbbero la verità. Mi è rimasto il rimpianto di non averlo chiesto in maniera altrettanto articolata anche su Instagram: lì l’unico dato disponibile è che il 27% dei Diemme dichiara che la domanda sarebbe fonte di disagio.
I dati del “sondaggio gemellato” dell’Antro del Master (anche lui su Instagram: ricordiamocelo) aggiungono altre informazioni interessanti: quasi 4 giocatori su 5 sospettano che il Diemme possa truccare; una metà abbondante di loro si è proprio accorta, almeno una volta, di un trucco; 3 su 4 comunque sono d’accordo col fatto che questo avvenga: una frazione superiore rispetto ai (circa) 2 Diemme su 3 che dichiarano di farlo.
Commenti
A conclusione di questo articolo, permettetemi di fare alcune osservazioni.
Un fenomeno ampio e variegato
La mia posizione sul truccare la conoscete: non la considero una buona pratica. Ovviamente non mi aspettavo che tutti la pensassero come me, ma le proporzioni del fenomeno (specialmente tra la popolazione giocante più… giovanile) mi hanno sorpreso.
Per carità, finché tutti sono d’accordo e si divertono, è giusto che ogni tavolo faccia a modo suo. E di modi, come abbiamo visto, ce ne sono parecchi. Sarebbe sbagliato avere del fenomeno una visione rigidamente binaria: il sondaggio ha dimostrato che c’è una vasta gamma di sfumature, che si distinguono in base a quando, e con quale scopo, ricorrere ai trucchi si considera lecito.
Comunicazione e consenso
Ma c’è qualcosa che, secondo me, evidenzia le differenze di stile e di approccio in maniera ancora più netta, rispetto al “se” e “quando” si usano i trucchi: il fatto che se ne parli oppure no. Come avete visto, era soprattutto questo a distinguere l’una dall’altra le quattro comunità sondate.
E qui casca l’asino. Perché, secondo me, non è affatto un caso che le due comunità con l’inclinazione più favorevole al truccare siano anche quelle con la minore volontà di parlarne, e contengano addirittura una consistente quota di persone per cui è essenziale non parlarne.
Se la propensione a parlarne in sessione zero fosse stata simile nei quattro casi, sarei stato molto più propenso a considerare le altre differenze (quelle sull’accettazione del truccare in sé) come semplici diversità di stile di gioco: scelte soggettive, in piena consapevolezza e pieno consenso. Questa correlazione, invece, è sintomo a mio avviso di qualcosa di più complesso e profondo, che accennerò alla fine.
Comunque, fa una certa impressione notare come proprio oggi, mentre si tende sempre più a calcare la mano (giustamente) sul tema del consenso sui contenuti del gioco (tra inclusività, liste di temi tabù, rappresentazione delle differenze, meccaniche di sicurezza…), sia invece drammaticamente sottovalutata la questione del consenso sul suo funzionamento.
Tornerò sull’argomento in futuro, qui non ho davvero lo spazio, ma mi preme dire questo: le due cose non sono così diverse.
In un passato non troppo lontano ci sono stati veri e propri movimenti, nella comunità dei GdR, alimentati (anche) dalla forte, e legittima, insofferenza di chi viveva come un vero e proprio abuso la mancanza di consenso circa il modo in cui il gioco funzionava.
Ogni modo di giocare, anche con tutto il “truccare” del mondo, è lecito. Ma ogni persona che partecipa al gioco ha il diritto di sapere come funziona (e pure il dovere, secondo me, di contribuire attivamente a chiarirlo alle altre).
I risultati del sondaggio parlano chiaro: molti giocatori non vogliono proprio parlare di questa pratica; e nemmeno certi Diemme (pochi, ma non zero): alcuni si sentirebbero a disagio, rifiuterebbero di rispondere o addirittura mentirebbero.
Il rischio, quindi, è che questo elemento fondamentale sia circondato da una barriera di incomunicabilità, ostacolando la diffusione di un gioco consapevole.
Ma quindi, perché non se ne parla?
Un illusionista non deve rivelare i suoi trucchi.
Ringrazio Laura Licia per questa risposta, che è la più brillante e lapidaria tra quelle arrivate, su Instagram, quando ho chiesto a chi non voleva parlarne in sessione 0 di spiegarmi il motivo. Peraltro viene da una persona, a giudicare dalle sue altre risposte, decisamente favorevole al truccare.
Se vado allo spettacolo di un prestigiatore so, dentro di me, che ricorrerà a dei trucchi, ma se mi facesse un lungo preambolo in cui mi spiega che, appunto, sono trucchi e non c’è niente di vero lo troverei noioso e pedante: romperebbe tutto “l’incanto” dell’evento. Voglio vederlo agitare la bacchetta, sentirgli dire abracadabra. Voglio che mi stupisca, non che mi faccia spiegoni razionali.
Diverso è se, per esempio, gioco a una escape room o a un tirassegno. Lì voglio un gioco leale e rigoroso. Se il tirassegno fosse truccato in modo tale che i primi due spari siano sempre mancati e solo il terzo vada a segno (perché così c’è più gusto, sennò sembra troppo facile!), mi arrabbierei. Se scoprissi che il rompicapo finale della escape room non ha una vera risposta giusta, c’è solo un tizio che, da una telecamera, ci guarda affannarci a rispondere, e fa aprire la porta (a prescindere da cosa abbiamo fatto) quando mancano pochi secondi al gong, perché così è più emozionante, non mi piacerebbe per nulla.
Io sospetto che il cuore della questione sia questo. Alcuni gruppi vogliono giocare ai GdR come giocherebbero a un’escape room o un tirassegno; non nel senso dello spirito competitivo, eh: nel senso che l’imparzialità e la trasparenza del sistema sono, per loro, parte essenziale del divertimento. Altri, invece, cercano nel GdR una forma di intrattenimento simile allo spettacolo di prestigio: vogliono essere divertiti, essere stupiti, e non vogliono sapere come; perché saperlo guasterebbe una parte essenziale del piacere che è il dubbio, il mistero, il fazzoletto di seta sopra il cilindro, lo sbuffo di fumo dietro cui l’illusionista scompare. Sono due modi fondamentalmente diversi di divertirsi.
Non pretendo che questa mia ipotesi basti a spiegare tutto il fenomeno, né che valga per tutti i tavoli. Ma sono abbastanza convinto di averci preso.
Ciao! Come forse già sai, io sono uno che bara sui dadi quando fa errori di valutazione per evitare un Total Kill Party; per aggiungere le altre risposte dei tuoi sondaggi: sì, baro per evitare sfighe di dadi che portano al Total Kill Party e sono tentato, ma se devo essere sincero finora non mi è mai capitato, di farlo per evitare l’uccisione di un singolo PG per sfighe di dado. Poi, come ho già detto, io cerco sempre di evitare sfide alla morte, ricorrendo ad altri guai quando si viene sconfitti perché lo trovo più interessante.
Per quanto riguarda il dirlo al tavolo, di solito non lo dico perché non mi passa manco per l’anticamera del cervello (così come alcune cose sui contenuti); ma se qualcuno me lo chiede, non avrei problemi a rispondere 🙂
Ciao 🙂
Ciao! Grazie per la tua testimonianza 🙂
Io sono dell’idea che se un gioco necessita del truccare i dadi allora qualcosa non gira.
Se un tavolo sente che, per necessità di storia si debba barare sui dadi preferisco se ne parli, perché se veramente si vuole che la storia vada in un certo modo: perché non scegliere un sistema direttamente che lo permetta o, le prove inutili per il master in d&d possono essere non tirate, che senso ha tirare un dado di cui tanto sai già quale sarà il risultato? Tanto verrà modificato ad hoc.
Son d’accordo con il commento finale, ossia molti vogliono essere stupiti al tavolo e vogliono l’alone di mistero (almeno, per mia esperienza personale è spesso quello). Personalmente è un approccio che non apprezzo perché porta uno sbilanciamento molto alto dei ruoli al tavolo e mette un peso ed una pressione ai Master che non dovrebbero avere, se la sessione poi risulta noiosa o l’eventuale barare sul dado porta ad un finale non apprezzato al tavolo ricade poi tutto sulle sue spalle.
Ovviamente è un’opinione personalissima, ognuno gioca al tavolo come più gli aggrada ma lo trovo un tema importante di cui parlarne 🙂
Ciao! Ti do il benvenuto su questo blog, e grazie di questo commento!
La pensiamo allo stesso modo, come avrai capito anche dall’altro articolo linkato all’inizio, i dadi non mentono (ne uscirà un’altra puntata tra una decina di giorni).
Ma, visto questo sondaggio, direi che siamo in minoranza, almeno nell’ambito delle comunità più “giovani”.
Senz’altro parlarne apertamente è molto importante.