Come spiegare cos’è D&D

Vi è mai capitato di dover spiegare cosa sia un gioco di ruolo e come funzioni a una persona che non ne sapeva niente?

Oppure, vi è capitato di trovarvi voi a ricevere una spiegazione del genere, quando eravate novizi? E magari a sentirvene dire di tutti i colori, da “è come un’improvvisazione teatrale”, a “è una narrazione collettiva”, a “nessuno vince e nessuno perde” e peggio ancora?

A me sono capitate entrambe le cose. E all’inizio ho sbagliato anch’io, naturalmente.

Ecco alcuni consigli su come gestire la cosa in modo semplice ed efficace. Con particolare riferimento a D&D.

Premessa

Quando si spiega una cosa come questa a una persona estranea all’argomento bisogna evitare di cadere in tre errori:

  • Errore 1: farla troppo complicata. Un neofita ha bisogno di un chiaro punto di partenza. Se iniziate a parlare di regolamenti, razze, classi, “combo” e così via rischiate solo di confonderlo o di convincerlo che sia una faccenda complicatissima.
  • Errore 2: farla troppo “strana”. Conviene basarsi su concetti familiari a chiunque. Il concetto di “gioco da tavolo”, per esempio, è abbastanza universale e ovvio. Introdurre voli pindarici non necessari come la “narrazione collettiva” o la recitazione rischia di dare un’impressione elitaria e/o troppo slegata dalla realtà.
  • Errore 3: confondere lo stile di gioco, o l’esperienza di gioco, con il gioco stesso. Bisogna stare attenti a spiegare innanzitutto il gioco, nei suoi fondamenti, e non il nostro modo di giocare, che è personale e potrebbe non corrispondere a quello desiderato da quella persona.

In poche parole: gioco + ruolo

Un gioco di ruolo (GdR), e in particolare Dungeons and Dragons (D&D), è formato da due elementi, la G e la R, cioè il gioco e il ruolo.

È un gioco di società, generalmente collaborativo, cioè in cui i giocatori non gareggiano uno contro l’altro ma uniscono le forze per un obiettivo comune.

La parte di ruolo indica che ogni giocatore interpreta il ruolo di un personaggio. Mi spiego.

In altri giochi da tavolo come, non so, il Monopoli o gli scacchi, se anche c’è uno “sfondo immaginario” (come “siete affaristi immobiliari e dovete arricchirvi” o “c’è una guerra tra questi due eserciti”) non ha comunque nessuna importanza concreta, è lì solo per figura. All’atto pratico si può ignorare e tutto funziona benissimo lo stesso.

In un GdR, invece, i giocatori si “mettono nei panni” dei personaggi e interagiscono, in questa veste, con il mondo immaginario in cui si svolge il gioco. Questo mondo immaginario è fondamentale, informa e determina l’uso delle regole, e cambia nel tempo reagendo a ciò che i giocatori fanno.

Uno dei partecipanti è chiamato (in D&D) il Dungeon Master (Diemme) anziché “giocatore” e ha un ruolo particolare: interpreta tutto il resto del mondo, a parte i personaggi dei giocatori. Il suo compito è anche di arbitrare il gioco. È un compito complesso che può richiedere una certa esperienza, mentre imparare a fare i giocatori è molto facile.

In pratica, ridotto all’osso, per un giocatore il tutto funziona così:

  • Tu hai il tuo personaggio. Ognuno degli altri giocatori ha il suo.
  • I vostri personaggi hanno (nel mondo immaginario di cui fanno parte) un certo obiettivo, si spera comune, e quindi voi cercherete di farglielo raggiungere. (Quella è in un certo senso la vostra “vittoria”: è semplicistico dire che a D&D non si vince.)
  • Il Diemme vi descrive una situazione.
  • Tu devi decidere cosa vuole fare il tuo personaggio in quella situazione.
  • Se c’è incertezza sull’esito si usano dei dadi per vedere se ce la fa.
  • Dopodiché il Diemme descrive le conseguenze e vi chiede di nuovo di prendere una decisione, e così via.

Il succo è quello: prendere decisioni e affrontarne le conseguenze.

Se ci si pensa è un po’ alla base di qualsiasi gioco, ma il GdR è speciale perché dà possibilità di scelta illimitate, e fa sì che ogni scelta vada a modificare l’immaginario comune in modo sempre diverso.

Appendice 1: non si tratta di recitare

Come mi è capitato di dire altre volte i giocatori di ruolo non sono attori. Le differenze principali sono:

  • Diverse premesse. Un attore ha un copione da recitare, o perlomeno un canovaccio: prima viene la definizione del personaggio (nel copione, appunto, nel canovaccio, o anche solo nella sua testa), poi il suo compito è interpretare correttamente quel personaggio, quindi il suo agire, il suo recitare, è conseguenza di quella definizione. In D&D spesso è il contrario. Non c’è un copione né un canovaccio. Il giocatore non è tenuto a seguire delle indicazioni predefinite su come interpretare il suo personaggio, e non esiste un “modo sbagliato” di interpretarlo.
  • Diversi scopi. Come giocatore il tuo obiettivo, in generale, coincide con quello del personaggio. Il personaggio vuole impadronirsi del tesoro del re? Bene, tu farai di tutto perché si accaparri quel tesoro; per farlo vincere, insomma. Per un attore questo non è detto. Spesso un attore interpreta un personaggio che il copione ha destinato alla sconfitta: non lo interpreta nel modo che ritiene più adeguato per “farlo vincere”, ma nel modo più adeguato per aderire al copione o comunque (anche se stesse improvvisando) a realizzare un bello spettacolo volta a intrattenere gli spettatori. Questa è la differenza chiave: un GdR non ha spettatori, non dovete intrattenere nessuno. Il tuo scopo non è ottenere un applauso o vincere un Oscar, ma solo far sopravvivere il tuo personaggio e fargli ottenere quello che vuole.

Quindi non credere a chi ti dirà che è come recitare o è come teatro o è narrazione collettiva eccetera. Forse ci sono GdR che si avvicinano di più a questo, ma non è il caso di D&D.

Appendice 2: non imparare guardando, specialmente online

Non hai mai giocato a D&D e vuoi imparare? Consiglio fondamentale: non guardare le sessioni in streaming sul web, specialmente quelle che vanno per la maggiore.

Sul serio, non guardarle.

Le hai già guardate? Dimenticale.

Imparare a giocare a D&D guardando le sessioni in streaming è come imparare a fare il medico guardando Grey’s Anatomy. (Cercatevi qualcosa in rete a proposito del cosiddetto Mercer effect!)

Quello non è D&D, o meglio, è una sua versione distorta, perché c’è anche un altro elemento che in una normale sessione di D&D non c’è, vale a dire lo spettatore e la necessità di intrattenerlo. Ne consegue che spesso e volentieri i partecipanti sono più attori che giocatori (vedi sopra). Pensano più a rendere lo “spettacolo” coinvolgente e appassionante per chi lo guarda che a giocare il gioco vero e proprio.

Per chi già conosce D&D, e sa discriminare queste cose, video di questo genere possono essere un intrattenimento come un altro. Ma se non hai mai giocato prima, o se li prendi a modello troppo letteralmente, rischi di farti un’idea del tutto errata.

Ti sorprenderò, ma anche guardare una sessione dal vivo (della serie: “ho degli amici che giocano, mi hanno offerto di stare a guardare per una sessione così vedo se mi piace”) in genere non è una buona idea.

Il modo migliore di imparare D&D è giocare. Con un gruppo / Diemme comprensivo che sappia venirti incontro e introdurre i concetti e le regole poco alla volta.


Per approfondire…

La seconda e la terza parte di questo articolo su GdR Magazine trattano proprio il “come spiegare il concetto a chi è nuovo” e sono abbastanza buone e interessanti; peccato per la prima parte, con quella lista di caricature che (immagino) vorrebbe essere divertente: vi consiglio di saltarla.

Dei buoni consigli per come iniziare a giocare si trovano in questo articolo di Mike Shea, tradotto in italiano su questa pagina di Dragons’ Lair (nota: ovviamente dissento con forza con la parte in cui consiglia di guardare i video).

Se invece volete definizioni più generali e “professionali” di gioco di ruolo, c’è la voce corrispondente nel mio Glossario. Tra quelle linkate lì, spicca questo lavoro molto ampio del Prof. Marrelli, che spiega cosa sia un GdR con grande generalità.

Infine, nella mia serie Guida all’interpretazione ho cercato di analizzare meglio cosa significa interpretare un personaggio in D&D e giochi simili.

Un pensiero riguardo “Come spiegare cos’è D&D

  1. Io ho iniziato a giocare per avere un appuntamento fisso per vedere i miei amici perché a forza di dirsi “vediamoci eh” passavano gli anni. Mi hanno piazzato un chierico capo del gruppo, quindi non solo avevo le mille robe del chierico, ma anche un party da trascinarmi dietro. 12 anni dopo son qua, direi che la terapia d’urto ha funzionato bene!

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